Originale e anticonformista, la prima volta che ‘Strana storia su una terrazza napoletana fu messa in scena erano gli anni '70 e, sul palco del Teatro Parioli di Roma, Luigi De Filippo recitava col celebre padre Peppino. La critica li aveva trovati straordinari, in una piéce che si svolge nel centro storico di Napoli da cui si gode il magnifico paesaggio del Golfo. Oggi parlare con Luigi De Filippo, uno degli ultimi grandi maestri dell’arte scenica ‘à la De Filippo’ è sempre un onore e un piacere, visti i modi gentili, educati e cortesi di questo attore e autore di 76 anni.
Ci parli della commedia che vedremo al Teatro San Babila di Milano dal 6 febbraio fino al 4 marzo.
E’ un’occasione particolare poter recitare, da circa un mese, una mia commedia e non, come faccio di solito, una scritta da Eduardo Scarpetta, Peppino o Eduardo De Filippo. Questa fa riflettere ed è divertente. Ho voluto raccontare una storia molto originale e, dicono i critici, è la rivelazione teatrale dell’anno.
Di cosa tratta?
E’ una storia paradossale che ho inventato: una famiglia della piccola borghesia napoletana vive in un attico con vista mare e un cane. Un giorno, un componente della famiglia dice che il cane parla. Il fatto manda in crisi prima la famiglia, poi il palazzo e infine tutto il quartiere, perché il cane rivela verità amare e scottanti. La cosa divertente è che il cane parla ma, siccome dice cose vere, è un apologo. Infatti il cane, che si chiama ‘Scugnizzo’, rappresenta la nostra coscienza: ci dice cosa dobbiamo fare ma noi la mettiamo a tacere.
Un bel caso! E poi?
Il mio scopo era divertire lo spettatore ma farlo riflettere, come hanno fatto i miei maestri, mio padre Peppino e mio zio Eduardo. Volevano che il pubblico se ne tornasse a casa tenendo a braccetto gli attori visti recitare sul palco, doveva essere contento e soddisfatto. Io mi rendo conto di aver insegnato ad amare il teatro ai giovani, specialmente aver ottenuto che si incuriosissero per questa arte, così piena di immaginazione.
Si sente realizzato, vuol dire?
Io non porto in scena spettacoli noiosi e inutili, che sembrano servire solo chi li fa ma non chi li vede. Il teatro napoletano comunica ancora emozioni, come il cinema o la musica partenopea. Chi ama l’arte e dice ‘Napoli’, subito sorride ed è lieto di venire a teatro a vedere cose diverse dalla squallida televisione, che è pessima maestra.
Non da troppo importanza alla tivù chiamandola maestra?
Purtroppo ti entra in casa ed educa i figli, con parametri molto negativi, contro la vita. I cervelli vengono impregnati di volgarità, mentre a teatro noi diamo poesia, incanto, talento.
Ha interpretato molte commedie scritte da lei stesso?
Già 10 mie commedie sono state allestite e alcune anche registrate per la televisione, ma poi le mandano in onda all’1 del mattino! Volevano registrare anche questa, ma io ho rifiutato perché sarebbe stata vista solo a notte fonda. 'Voi non fate cultura così', gli ho detto, 'voi prendete in giro la gente!'. E non me la sono sentita di permettergli di entrare a teatro.
Quale delle sue commedie è quella che preferisce?
Beh, per un artista l’ultima commedia è sempre la più bella, quindi questa. Come per i figli, gli ultimi sono i più carini. Ma non erano male ‘La fortuna di nascere a Napoli’ o ‘La commedia del Re Buffone’. Qui lavoro con una diecina di attori, come Tina Scatola, Simona Di Nardo, Giovanni Ribò, Ingrid Sansone, Leonardo Agrella, Massimo Pagano, Alberto Pagliarulo e Giorgio Pinto. Vede, io parlo di Napoli ma i problemi quotidiani sono quelli che tutti provano nel recitare la tragicommedia della vita di tutti i giorni. I temi sono vicini allo spettatore di qualsiasi città: Napoli è il panorama ma io racconto la gente qualunque, che potrebbe abitare ovunque.
Anche lei è rimasto toccato dagli avvenimenti di Catania e del sud in generale?
Sa, oggi si parla tanto del mondo del calcio e degli stadi. Io ho una soluzione! Bisogna proibire gli stadi agli uomini e farci entrare solo le donne, che a casa racconteranno loro la partita. Finalmente gli uomini staranno ad ascoltarle! Le donne sono meno violente e hanno più buon senso degli uomini, capiscono meglio la gravità dei gesti e le loro conseguenze.
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